BAMBINI DI NESSUNO - NIEMANDSKINDER
NIEMANDSKINDER – BAMBINI DI NESSUNO
Un commento di Sergio Devecchi sul libro di Christine Luchsinger
„NIEMANDSKINDER“ – educazione negli istituti „Dio aiuta“ 1916 – 2016
Traduzione dal tedesco a cura di Renato Dominioni
Ora si può dire: l’educazione che l’istituto “Gott hilft” [Dio aiuta] ha riservato ai bambini ospitati, negli anni a cavallo della seconda guerra mondiale, rattristava il cielo. Il concetto pedagogico alla base è riducibile ad una espressione: “NIEMANDSKINDER” [alcun bambino].
Così ha voluto il fondatore, Padre Emil Rupflin, e così è stato fedelmente attuato.
Anche i bambini dell’istituto “Gott hilft” avevano madri e padri consanguinei, zie e zii, fratelli, sorelle. Essi non sono nati dal nulla per essere destinati al nulla.
È stata la fondazione “Gott hilft” che ha trasformato queste innocenti creature, spesso figli illegittimi, di norma provenienti da bassi strati sociali, in “NIEMANDSKINDER” rendendo difficile, se non impossibile qualsiasi contatto o collegamento con la famiglia di origine, salvo la manifesta volontà di essa a mantenere un legame, poiché da dove venivano ci fu peccato . Così l’educatore si sentiva legittimato a salvare quei bambini dai bassifondi, inculcandogli Dio con il duro lavoro, la preghiera e la castità.
Qua e là, mi sono riconosciuto in questo libro. Ho passato 17 anni della mia vita nella famiglia “Gott hilft”e
ho conosciuto personalmente molti dei “papi” e delle “mami”, degli “zii” e delle “zie” ritratti nel libro: a partire dal Fondatore e Patrono Emil Rupfli, con suo figlio Samuel e la sua severa moglie Marguerite, fino ai tanti zii e zie; tutti quanti hanno controllato, influenzato e modellato i primi importanti anni della mia vita, passati in istituto.
Quando scrivo che mi riconosco solo in parte nel libro, è perché trovo che alcuni aspetti non sono stati messi sufficientemente in luce. Ad esempio mancano i ritratti di ex allievi, nonostante centinaia di questi vivano tuttora, magari soffrendo. La sfrenata metodica con la quale la fondazione nascose o distrusse sistematicamente documenti e relativi atti dei bambini ospitati non rende certo facili le ricerche, tuttavia sarebbe stato un segnale forte per dare agli ex “NIEMANDSKINDER” una voce nel libro, anche se questa voce sarebbe stata fragile, disperata e accusatoria.
Il libro racconta un sacco di verità sulla vita quotidiana degli allora bambini ospiti nelle case dell’ istituto “Gott hilft” - Quanto hanno dovuto lavorare duramente, come era l’influenza religiosa e come hanno dovuto crescere lontano dalla società. Racconta di punizioni disumane, di percosse e di umiliazioni ed illustra apertamente ed onestamente quanto gli “zii” rendessero difficile e a volte travolgente la vita quotidiana, motivando i sacrifici con la ricompensa di Dio.
Ciò che manca nel libro è la descrizione del modo in cui l’istituto “Gott hilft” riconsegnava ” i suoi “MAI-BAMBINI” al mondo di “fuori” al termine degli anni di permanenza nella casa, di norma dopo la confermazione [Cresima]. Molti di loro sono stati scaraventati senza preparazione, senza soldi e senza un piano di integrazione in una società come quella che il tutore fino allora aveva così raramente raccontato; una società che agli occhi della “Gott hilft” era peccaminosa ed andava tenuta lontano dai “MAI-BAMBINI” durante il soggiorno nella casa.
Molti “Ex” non sono riusciti a superare indenni quella sfida. Sarebbe stato interessante sapere quante delle loro vite sono rimaste pesantemente segnate da quell’esperienza con conseguenze quali: togliersi la vita, dipendenze o esistenze ancor’oggi condotte in solitudine, sotto il limite della dignità.
Mentre infuria la prima guerra mondiale Emil Rupflin, dalla Gerrmania, emigra in Svizzera con la moglie Babette e fonda la sua prima casa a Felsberg (GR). Nel periodo tra le due guerre, con l’ascesa del fascismo in italia e del nazionalsocialismo in Germania, Emil Rupflin estende il suo “impero” aprendo case di accoglienza a Zizers, Coira e Sent. Durante la seconda guerra mondiale Emil Rupflin fonda la Nieschberg a Appenzello (AR), la casa a Herrliberg (ZH) e una struttura a Pura (TI) e durante la guerra fredda, di cui anche la Svizzera risentì, seguirono strutture a Trimmis e Scharanz (GR). L'elenco non è completo ma la riflessione che voglio suggerire è questa: poterono i tragici eventi mondiali , gli sconvolgimenti nell’Europa e le concomitanti correnti politiche, influenzare i metodi pedagogici utilizzati per l’educazione dei bambini della “Gott hilft”?
Le Case di accoglienza sono sempre uno specchio della società. Come si è dunque rispecchiata a sua volta la società nelle case di “Gott hilft” ? Su questo aspetto il libro non prende alcuna posizione come se la Fondazione fosse una realtà distaccata, non coinvolta e semplicemente “seduta” su una nuvola di Dio.
Certo, il libro ha anche permesso di portare in superficie fatti e situazioni, nuovi anche per il sottoscritto, che erano fin’ora rimaste celate nei lati “bui” di "Gott hilft". Eppure qualcosa mi irrita: La costante relatività! Siamo stati picchiati, ma anche i bambini in famiglie regolari lo erano. Abbiamo dovuto lavorare sodo, ma anche i bambini in famiglie regolari dovevano farlo. Pativamo la fame, ma il cibo era scarso dappertutto. Quindi, è come se i bambini “orfani” dovessero sopportare lo stesso che pure tutti i bambini “regolari” dovevano sopportare in quel tempo. Un’uguaglianza che non teneva conto dell'amara esperienza dei bambini istituzionalizzati e faceva loro del male in più. Poi c'erano quegli strani zii e zie, papi e mami che costringevano a fare i lavori forzati. I bambini degli istituti non hanno potuto godere della mano protettiva della propria madre o della nonna che magari non sempre era amorevole ma non era certo la mano protettiva dello Stato, che ha fallito su tutta la linea. Di questo sul libro viene detto poco.
Infine, una parola sulla distruzione degli archivi dei "NESSUNO-BAMBINO" sopracitato. Il libro tocca il soggetto, ma non va in profondità. L'affermazione della linea "Gott hilft", che giustifica il suo operato con motivi dettati dalla legge, è pubblicamente noto. Tuttavia, l’autrice non ha ritenuto necessario, indagare a fondo la questione, anche se sapeva che l’attuale Direttore della Fondazione, Daniel Zindel, consigliere socialdemocratico nel parlamento cantonale dei Grigioni, ha collaborato attivamente alla “protezione” di quei dati. Sarebbe stato interessante sottoporre all’opinione pubblica quello che lui e i suoi colleghi e colleghe del Consiglio hanno poi messo a verbale e far sapere sulla base di quale principio abbiano destinato alla triturazione i numerosi documenti e atti riferiti a persone in modo che la storia ne fosse privata per sempre.
„NIEMANDSKINDER“
Erziehung in den Heimen der Stiftung Gott hilft 1916 – 2016
Desertina 2016